Origini e significato dell'iconografia
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ORIGINI E SIGNIFICATO DELL'ICONOGRAFIA
STORIA ED EVOLUZIONE DI UNA RAFFIGURAZIONE SACRA
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Origini e significato dell'iconografia
La Vergine è rappresentata a seno scoperto, colta nell'atto di allattare il figlio o in procinto di farlo oppure mentre un singolo getto di latte o distinte gocce del medesimo scendono dal suo seno direttamente nella bocca di Gesù, di un Santo, di un alto prelato oppure di altri personaggi legati alla religione cristiana.
Nella prima versione dell'iconografia, Maria è rappresentata frontale come Madre di Dio e patrona delle puerpere: l'opera ha carattere intimo e materno ed esprime la natura umana insita in Cristo assieme a quella divina.
Nella seconda, lo scopo della composizione è quello di mostrare la predilezione di Maria per un personaggio concretamente vissuto, il quale, volendo essere presentato come esempio da seguire dalla Chiesa alla comunità dei fedeli, è mostrato nell'atto di ricevere la benevolenza della Vergine. Talora la sua benevolenza è diretta a un gruppo indefinito di uomini, quali le anime del Purgatorio, che ricevono sollievo dalle loro sofferenze grazie al latte che ella generosamente concede loro.
L’iconografia della Madonna del Latte
Alla metà del Cinquecento i prelati del Concilio di Trento sconsigliano la realizzazione di nuove rappresentazioni della Madonna del Latte e suggeriscono l’opportunità di una qualche forma di censura verso quelle già esistenti.
Secondo lo spirito della Controriforma, infatti, l’immagine della Madonna che, con un seno nudo, allatta Gesù bambino non era satis decens – ovvero sufficientemente decoroso – e poteva indurre in pensieri sconvenienti.
Le prescrizioni moralizzatrici tridentine hanno effetto sulla contemporaneità e sugli anni a venire: dagli ultimi decenni del Cinquecento, infatti, le raffigurazioni della Madonna del Latte divengono più rare e il suo culto si rarefa.
Non hanno, invece, così grande efficacia sul pregresso perché questo soggetto iconografico era talmente amato da essere diffusissimo. Certo qualche santuario cambia dedicazione, qualche dipinto spostato o “corretto”, ma dipinti ed affreschi con questo tema restano ben visibili fino al giorno d’oggi. Fin dalle origini del Cristianesimo l’immagine di Maria che stringe fra le braccia Gesù bambino e gli offre il seno fa presa sui devoti per un’articolata serie di ragioni.
In linea generale evoca quei luoghi idilliaci del mondo antico in cui scorrono latte e ambrosia a profusione, mentre nello specifico cristiano fa riferimento al versetto del Vangelo di Luca che dice “Beato il seno che ti ha allattato”, ma soprattutto rassicura i fedeli sul fatto che Dio si è fatto umano in Gesù . Vederlo bisognoso , come tutti i bambini, del nutrimento materno è prova tangibile dell’incarnazione. Al tempo stesso Maria che lo sostiene con il latte materno aumenta in grazia divina e diventa punto di riferimento per le donne e le madri.
E’, dunque, un’immagine carica di significati spirituali e teologici, ma al tempo stesso profondamente umana e teneramente quotidiana.
Lo diviene ancora di più a partire dai secoli centrali del Medioevo fino al pieno Rinascimento quando dalle ieratiche composizioni bizantine si passa a rappresentazioni nelle quali Maria è una madre tenera e affettuosa e Gesù un bimbo perso nel suo sguardo.
Punto di arrivo esemplare di questa corrispondenza di “amorosi sensi” è la cosiddetta Madonna del cuscino verde di Andrea Solario in cui il gesto dell’allattamento non potrebbe essere ritratto in modo più profondo e con quel tono di realismo quotidiano così caro ai pittori lombardi del Rinascimento.
Anche nel territorio bresciano la diffusione del culto e dell’immagine della Madonna del latte è capillare; non manca quasi mai nelle pievi e nelle chiese che ancora conservano gli apparati pittorici quattrocenteschi come la Pieve della Mitria a Nave o quella di santa Maria Assunta a Esine, solo per citare esempi cari e familiari a chi scrive.
Madonna del Castello di Paderno Franciacorta
A Paderno Franciacorta si onora tutt’ora e si porta in centro città il Santuario civico di Santa Maria dei Miracoli (corso Martiri della Libertà) e la Chiesa di Santa Maria della Carità (via Musei) nascono e crescono intorno a due affreschi raffiguranti la Madonna che allatta Gesù Bambino, divenendo fra gli edifici religiosi più pregevoli del Cinquecento e del Seicento bresciani.In entrambi i casi questi dipinti si trovavano in altri luoghi dell’abitato cittadino e furono trasportati e conservati all’interno degli edifici religiosi che ancora li custodiscono, perché i fedeli li tenevano in gran conto per le loro virtù miracolose.Se ce ne fosse bisogno, la qualità altissima dell’architettura e dei contenuti decorativi di questi edifici che è, anche, espressione della forza della devozione popolare dimostra come il fervore moralizzante delle Controriforma non riuscì, più di tanto, a scalfire la forza comunicativa della nostra Madonna del latte.