UN'ARTE OSCURA E VISIONARIA
Frutto di una mente adombrata da una confusa sensibilità, l’arte di Zdzisław Beksiński si è dimostrata mutevole ma costante nel trasmettere un intenso senso di soffocamento.
Una linea di disperazione e morte lega infatti ogni fase della sua produzione, nonché una necessità insondabile di rappresentare il noumeno dietro il fenomeno della vita.
Il percorso dell’artista, ostinato nell’inseguire i dettami del proprio pensiero, lo porta quindi in un mondo asettico, oscuro e surreale. Un mondo i cui abitanti hanno perso se stessi e la loro individualità. Annichiliti, ma al tempo stesso amalgamati nella realtà in cui esistono, negli oggetti della loro quotidianità, nei palazzi. Intenti a rimarcare un’emotività anacronistica, abbracciandosi, baciandosi, molti soggetti del pittore, straziati nella carne e nella fisionomia, stonano con il luogo e con loro stessi.
Uomini che nella loro fine non trovarono pace, uniti indissolubilmente alle frustrazioni della loro vita, oramai lontana.
Le deformazioni corporee, accennate nella scultura e nella fotografia, si radicalizzano nelle pennellate dei suoi quadri, divenendo ora macabre mutilazioni. La corporeità, nel Beksiński pittore, si fonde completamente con l’anima del soggetto: uno specchio del nulla.
Le ossa, il sangue, per l’artista traslano dal loro significato fisico, mutando nel simbolo di un’umanità decaduta, oramai indistinguibile dalle fiamme stesse dell’inferno in cui giace da tempo; forse da millenni.
I quadri sembrano infatti richiamare un’epoca indefinita nel futuro, nel quale egli, differenziandosi dalle avanguardie del suo tempo, non vede nient’altro che oblio e angoscia.
I colori sono spenti, freddi, a sottolineare ancora di più l’atmosfera tragica delle sue opere.
Beksiński tramite la sua arte ci mostra la desolazione di ciò che non è più umano; e che non potrà più esserlo.