analisi

La verità esiste davvero?

Come uomini sentiamo il bisogno di caratterizzare concetti astratti e cercare di quantificarli, la giustizia, l’onore, la bontà, ecc.. Uno di questi concetti che cerchiamo di quantificare è la verità, anche per un bisogno legale. Il problema della verità è difficile sostenere che essa esista al 100%, inconsciamente o consciamente noi la modifichiamo secondo i nostri bisogni, secondo le nostre paure, secondo i nostri desideri, essa nella sua forma pura è antitetica alla nostra natura. Questo è il fuoco centrale tematico dell’opera di Kurosawa, ognuno dei nostri protagonisti cambia la storia secondo i loro desideri, l’assassino vuole fare risaltare la sua forza e furbizia, la moglie vuole fare risaltare la sua lealtà verso il marito, il samurai vuole fare risultare il suo onore. Non rimane che la versione del falegname, sarà la più attendibile? Se la guardiamo secondo un certo punto di vista, potremo dire di sì, specialmente visto che era una figura esterna. Il problema è questo stesso fatto può destare dubbio, nella sua storia racconta di non aver partecipato alla vicenda direttamente, che è uno spettatore esterno, ma è vero o lo racconta per non essere immischiato nella vicenda, ha fatto più di quanto dimostra a prima occhiata? In conclusione il regista, per fare risaltare questo aspetto della natura umana, della dubbia interpretazione della verità umana, non ci dà una risposta alla verità “pura” della vicenda.

finale rashomon

 

Il finale

Il finale ci riporta al luogo d’inizio del film. Il taglialegna, il prete e il passante sono interrotti dal pianto di un bambino abbandonato in una cesta con un kimono e un amuleto protettivo. Il passante ruba il kimono e l'amuleto, venendo rimproverato dal taglialegna. In risposta, il passante lo accusa di ipocrisia: deduce correttamente che il boscaiolo non ha testimoniato perché è stato lui a rubare il pugnale della moglie, quindi anche la sua versione della storia va messa in discussione. Il passante se ne va, sostenendo che tutte le persone sono motivate solo dall'interesse personale. Come si vede in queste scene il prete è disilluso dall’umanità, sia dal fatto che è appena successo, sia per la falsità dell’uomo in generale. Di grande potenza è il finale, che secondo l’interpretazione dello spettatore può essere o rassicurante, o può alimentare la sua visione negativa dell’uomo. L’ultima scena è composta dal falegname che prende il bambino e decide di accudirlo, noi come spettatori siamo sempre incerti su cosa accadrà veramente. La fine della pioggia, che porta a un rassicurante splendore del sole, sembra però rafforzare la visione positiva più che quella negativa.