Storia ed evoluzione di una raffigurazione sacra

STORIA ED EVOLUZIONE DI UNA RAFFIGURAZIONE SACRA

Le prime rappresentazioni

Maestro della Maddalena, Madonna del Latte tra San Leonardo del LimosinoSan Pietro, angeli e storie di san Pietro (fine del XIII secolo), Yale University Art Gallery

L'iconografia è risalente all'Antico Egitto, epoca in cui erano diffusissime le immagini della dea Iside intenta ad allattare il figlio Horus e il cui culto durerà ancora a lungo intrecciandosi con il Cristianesimo. Addirittura molte statue di Iside furono ribattezzate o venerate come Madonne originali.[2]

Le prime rappresentazioni iconografiche ufficiali della "Madonna del Latte" si ritrovano nell'Egitto ormai cristianizzato del VI o VII secolo dopo Cristo, essa è ritratta mentre allatta Gesù Bambino o in procinto di farlo. Sono immagini molto stilizzate che soprattutto alludono più che mostrare. In questi casi la composizione è una variante dell'iconografia della Madonna col Bambino. Dall'Egitto copto ebbero poi ampia diffusione presso le chiese orientali nell'arte bizantina, con nome greco di Galaktotrophousa[3]. Da qui si diffuse poi, nei secoli seguenti, anche in Occidente. Tale tipologia di Madonne del Latte divenne molto popolare nella scuola pittorica toscana e nel Nord Europa a partire dal Trecento.

Nell'Europa occidentale con il culto si diffuse inoltre l'uso di custodire nelle chiese come reliquie ampolle contenenti il latte della Madonna (il Sacro Latte), cui si attribuivano gli effetti miracolosi di restituire il latte alle puerpere che lo avessero perso.

Alla ricerca di rappresentazioni realistiche

Ambrogio Lorenzetti, Madonna del Latte, 1324-25, SienaMuseo diocesano

Però è nel primo Trecento che la rappresentazione iconografica della "Madonna del latte" perde le proprie caratteristiche stilizzate a favore di una rappresentazione più realistica. Da alcuni critici l'opera di Ambrogio Lorenzetti è considerate ai vertici di questo periodo[3]. Nell'opera di Lorenzetti la Madonna perde la frontalità tipica delle icone bizantine ed è rappresentata rivolta verso Gesù bambino. Lo stesso avviene con il Bambino che volge lo sguardo anche verso l'osservatore[3]. Secondo Leo Steinberg l'esposizione del seno e la rappresentazione realistica del bambino "forniva ai credenti l'assicurazione che il Dio attaccato alla mammella di Maria si era fatto uomo, e che colei che sosteneva il Dio-uomo, nella sua pochezza, si era garantito infinito credito in Cielo."[4]. L'umanizzazione della Madonna e del bambino incontrò il favore dei fedeli e la sacralizzazione dell'atto di allattare un bambino convinse le donne ad identificarsi maggiormente coinvolgendole anche emotivamente. Il culto della Madonna del Latte si diffuse in tutta Europa e soprattutto nelle campagne dove i contadini le attribuirono una forte valenza simbolico-taumaturgica attribuendole anche svariati miracoli.

Per circa due secoli numerosi furono gli artisti famosi che si cimentarono nella sacra rappresentazione, sono esempi le seguenti opere:

In altri casi la Vergine è rappresentata assieme a personaggi della religione cristiana differenti da Gesù Bambino, come santi o alti prelati. In queste composizioni il latte fuoriesce dal seno della Madonna nella forma di un unico getto o di singole gocce riversandosi direttamente nella bocca del personaggio. Ne sono esempio:

Presso il Santuario della Madonna del Sangue in quel di Re, comune della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, è conservato un dipinto della Madonna del latte, che fu oggetto di un evento miracoloso nel 1494: un piccolo affresco della Madonna del Latte, colpito da una pietra, iniziò a sanguinare.

La Controriforma e il declino dell'iconografia

Affresco della Madonna del Latte sulla parete destra della Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta a Parlascio di Casciana Terme Lari.
Antonio Rossellino, Madonna del Latte, Tomba di Francesco Nori, 1478 ca.

Il Concilio di Trento, iniziato nel 1543, con il decreto: "De invocatione, veneratione, et reliquiis sanctorum et sacris imaginibus"[5] definì la posizione della Chiesa riguardo alle iconografie devozionali.

Tra gli scopi di questo decreto vi era il voler evitare immagini di natura sensuale o percepite come tali dalla morale dell'epoca. La Riforma cattolica tridentina annoverò tra queste immagini sconvenienti, che si riteneva potessero fuorviare il fedele, le rappresentazioni di Maria a seno scoperto poiché accusate di distogliere i fedeli dalla preghiera. Fu demandato ai vescovi il compito di valutare le varie rappresentazioni e di decidere se queste dovessero essere ritoccate, oppure rimosse. Nella diocesi di Milano fu in particolare Carlo Borromeo a trovare sconvenienti tali immagini molto diffuse in Brianza[6], facendo provvedere in molti casi a coprirle con ritocchi[7]. Alcune chiese intitolate alla "Madonna del latte" mutarono denominazione.[8]

Antica immagine della "Madonna del Latte" custodita nella Cappella della Grotta del Latte a Betlemme.

Mentre l'iconografia della "Madonna del Latte" decadeva, per contro la venerazione popolare delle antiche immagini continuò legata al desiderio di maternità[9].