Biografia

                                                                                                             

I primi approcci alla fotografia                                                                                                   

Nasce a San Francisco in una zona vicina al Golden Gate Bridge, unico figlio di Charles Hitchcock Adams, un imprenditore di successo che possedeva una compagnia di assicurazioni ed una fabbrica di prodotti chimici, e Olive Bray. All'età di quattro anni, in seguito al terremoto del 1906 che colpirà duramente San Francisco, cade e si frattura il naso, che gli resterà deforme per tutta la vita.[2] Non ama gli studi scolastici e nel 1914, a dodici anni, inizia a studiare pianoforte per abbandonarlo poi all'età di vent'anni circa. Al contrario fin da piccolo si appassiona alla natura e si perde negli immensi paesaggi americani. Poco tempo dopo viene colpito dall'influenza chiamata spagnola, che uccise cinquanta milioni di persone in tutto il mondo. Adams ne guarirà, ma nel periodo di degenza sarà è costretto a letto per molto tempo senza nulla da fare. Suo padre leggerà molti libri per lui, tra cui “In the Heart of the Sierras” scritto a fine ottocento da J.M. Hutchings, è grazie a questo testo, pieno di descrizioni e illustrazioni degli spettacolari paesaggi del parco dello Yosemite in California, che il giovane Adams inizierà a covare il seme che lo renderà uno dei più grandi fotografi della natura.[3] Nel 1916, all'età di 14 anni, durante una vacanza con la sua famiglia allo Yosemite National Park, gli viene regalata la sua prima macchina fotografica, una Kodak Brownie, con questi scatti Adams vince il suo primo premio fotografico. La natura e la fotografia saranno da allora legate per sempre alla sua vita. La passione ambientalista traspare, peraltro, in tutte le sue opere.

La maturità artistica

«Ho sempre pensato che la fotografia sia come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene»

Nel 1919 si iscrive al "Sierra Club", una delle più antiche ed importanti organizzazioni ambientaliste americane.[4] Nel 1927 partecipa alla gita annuale del Club, nota come High Trip. In quell'anno pubblica il suo primo portfolioParmelian Prints of the High Sierra finanziato da Albert Bender conosciuto l'anno prima a Berkeley. Guadagnerà circa 4 000 dollari.

Nel 1928 diviene fotografo ufficiale del Sierra Club, ma non lascia la sua passione ambientalista e si dedica anche ad accompagnare le persone che partecipano alle escursioni, che a volte durano settimane, come assistente del direttore di gita. Lo stesso anno sposa Virginia Best, figlia del proprietario del Best's Studio che verrà ereditato dalla figlia nel 1935 alla morte del padre. Lo studio è oggi noto come Ansel Adams Gallery.

«Il mondo intero è per me molto “vivo” – tutte le piccole cose che crescono, perfino le rocce. Non riesco a guardare crescere un po’ d’erba e di terra, per esempio, senza percepire la vita essenziale, le cose che si muovono con loro. Lo stesso vale per una montagna, o un tratto di mare, o un magnifico pezzo di legno vecchio”»

Nel 1934 entra nel Consiglio di Amministrazione del Sierra Club e ne resterà membro, insieme alla moglie, per tutta la vita. È autore di molte prime scalate sulla Sierra Nevada. Le sue fotografie sono una testimonianza di quello che erano i parchi nazionali prima degli interventi umani e dei viaggi di massa. Il suo lavoro ha sponsorizzato molti degli scopi del Sierra Club ed ha portato alla luce le tematiche ambientali. Le fotografie nel libro a tiratura limitata Sierra Nevada: The John Muir Trail, insieme alla sua testimonianza, hanno contribuito ad assicurare la designazione del Sequoia and Kings Canyon come parco nazionale nel 1940. Come molti altri fotografi alla sua attività di ricerca artistica Adams dovette affiancare un'attività meramente a fine di sostentamento, vendendo i suoi scatti a chi ne avesse bisogno. Ad esempio nel 1969 vendette il suo scatto “Winter Morning” alla compagnia di Caffè “Hills Brothers”, che usò l'immagine sulle latte di caffè. Oggi le latte sono considerati preziosi oggetti di collezionismo e possono valere fino 1500 dollari.[5]

Prese a cuore la questione dell'internamento dei nippo-americani che seguì l'attacco di Pearl Harbor, tanto che gli venne permesso di visitare il Manzanar War Relocation Center nella Valle di Owens, ai piedi del Monte Williamson. Il saggio fotografico fu dapprima esposto in una mostra in un museo d'arte moderna, il MoMa, e più tardi fu pubblicato col titolo Born Free and Equal: Photographs of the Loyal Japanese-Americans at Manzanar Relocation Center, Inyo County, California ("Nati liberi e uguali: fotografie dei leali nippo-americani al centro di dislocamento Manzanar, Contea di Inyo, California"). Le foto di Adams documentavano le difficili condizioni di vita dei nippo-americani, discriminati e spesso in povertà internati nel Manzanar War Relocation Center, mostrando una forte sensibilità sociale da parte del fotografo.[6] Per questo motivo Adams fu al centro di grosse critiche da parte degli americani più radicali e di parte dell'opinione pubblica. Sempre per questo lavoro ad Adams vennero assegnate tre borse di studio Guggenheim durante la sua carriera.[7]

Nel 1952 insieme ad altri fotografi, fonda la rivista Aperture. Fu eletto nel 1966 membro dell'American Academy of Arts and Sciences. Nel 1980 il presidente Jimmy Carter lo insignì della medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile del suo Paese. Carter definì pubblicamente Ansel Adams una "istituzione molto preziosa". Nonostante il successo e i numerosi riconoscimenti, la professione del fotografo non era redditizia, tanto che Adams riuscì a trovare la serenità economica solo negli anni'70, grazie alla vendita dei suoi libri di fotografie. Ansel Adams ha pubblicato anche diversi manuali tecnici.[8] Adams diventò pian piano un personaggio pubblico attivo nel dibattito sociale e culturale americano. Spesso risultò una voce scomoda, ad esempio si rifiutò di fare il ritratto presidenziale di Richard Nixon a causa delle posizioni del neoeletto, contrarie alla tutela della natura e disinteressate al tema ambientale. Posizioni condivise anche dal suo successore Ronald Reagan, che il fotografo ha condannato apertamente in una intervista rilasciata per Playboy, pronunciando la frase poi diventata iconica: “Odio Reagan”.