Opere d'arte

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Vincent nella sua vita pittorica, attraversa varie fasi della pittura. Non si può sostenere che la pittura sia stata una vocazione per van Gogh, che infatti cominciò a dipingere dopo aver compiuto ventotto anni. A giudicare dagli anni della sua piena giovinezza, se egli ebbe una vocazione, fu quella di essere vicino ai miseri della terra, i braccianti, i contadini poveri e gli operai per i quali il lavoro rappresentava la maggiore sofferenza, quelli delle miniere.

Van Gogh, una volta giunto a Parigi, fu letteralmente travolto dall'esuberanza dei nuovi stimoli pittorici che lì stavano germogliando e fiorendo. Van Gogh interiorizzò e assimilò con notevole rapidità tutti i stili artistici presenti in quel periodo, senza dedicarsi ad una corrente artistica specifica: anzi, egli attinse arbitrariamente da ciascuna corrente e le usò in combinazione a proprio piacimento, dando così vita a uno stile originale e personalissimo.

Inizialmente van Gogh non era affatto interessato alla pittura impressionista: Van Gogh, a differenza degli Impressionisti, non cercò di cogliere l'attimo fuggente, né volle mai utilizzare il colore e la materia in funzione della cangiante mobilità della luce. Come loro si rapportava al reale con un approccio immediato, ma i rapidi tocchi di colore impiegati da van Gogh non si profilano sulla tela come impressioniste, bensì descrivono una fantasmagoria di ripetizioni di linguette minute, accostate, flesse, orientate, parallele a blocchi che riecheggiano e potenziano la sagoma del soggetto dipinto. Van Gogh, dunque, rinuncia all'accidentalità ottica e cromatica delle opere impressioniste in favore di un tratto forte ed inciso e di una forte marcatura cromatica: in questo senso la sua esperienza figurativa si può definire «post-impressionista di tendenza espressionista».

Durante il biennio trascorso a Parigi crebbe in van Gogh l'interesse per l'arte giapponese, che aveva già mostrato di apprezzare nelle sue lettere scritte ad Anversa. Van Gogh acquistò le sue prime stampe ad Anversa e trasmise il suo interesse per quell'arte lontana al fratello Theo; insieme raccolsero più di quattrocento opere, oggi conservate al Van Gogh Museum di Amsterdam.

Tra il 1886 e il 1889 van Gogh eseguì ben trentasette autoritratti dalla scavatissima penetranza psicologica, che consentono all'osservatore di cogliere agilmente le inquietudini che tormentavano incessantemente il suo animo. Questo genere fu particolarmente frequentato dal pittore esclusivamente dopo il trasferimento ad Anversa, quando egli iniziò a rimediare al suo aspetto malconcio e trasandato con una serie di aggiustamenti cosmetici volti a renderlo più attraente e, pertanto, maggiormente idoneo a una grande città: fu solo dopo che raggiunse un aspetto esteriore più curato che van Gogh iniziò a ritenere il genere dell'autoritratto meritevole di approfondimenti pittorici. Non va dimenticato, poi, che van Gogh era tormentato da una mancanza cronica di denaro e che pertanto trovava difficile reperire modelli disposti a posare per lui: la soluzione più semplice, anche se sofferta, era dunque posare per se stesso.

Van Gogh sembrava però avere la sua più grande ambizione nei ritratti. A proposito di essi, ebbe a dire: «L'unica cosa in pittura che mi emoziona nel profondo della mia anima, e che mi fa sentire più infinito di ogni altra cosa».

Sono numerosi i dipinti di van Gogh che raffigurano cipressi. Van Gogh, poi, correla i cipressi alla cultura egizia, eppure è ben consapevole della luttuosa simbologia che gli gravita attorno (notoriamente, infatti, i cipressi sono piantati nei cimiteri): li considerava come obelischi egizi, grazie alla loro forma alta e slanciata dominando il paesaggio circostante con la loro statuaria verticalità.

Uno dei soggetti più ricorrenti nell'oeuvre di van Gogh sono i fiori, raffigurati sia in composizioni di ampio respiro, o in rappresentazioni esclusive.Queste opere, tutte di grande effetto decorativo, riflettono splendidamente gli interessi del pittore nel linguaggio cromatico della tecnica giapponese ukiyo-e di cui si era appassionato. Nella parabola artistica di van Gogh troviamo infatti raffigurati oleandri, papaveri, fiordalisi, peonie, crisantemi, rose, viscarie, zinnie, garofani, pratoline, erba cipollina, nontiscordardimé, lillà, margherite, gladioli, crisantemi, lunaria, violaciocche e persino fiori di campo. Nell'universo figurativo vangoghiano, poi, un posto di tutto rilievo spetta assolutamente ai girasoli, fiori ai quali il nome dell'artista è indissolubilmente legato.

I passaggi intorno ad Arles sono dei soggetti che van Gogh dipinse in molte occasioni. Era affascinato dai campi in maggio, quando il grano biondeggiava giovane e rigoglioso. Il tempo peggiorò nel mese di luglio, in particolare, Campo di grano con volo di corvi è un'espressione convincente e commovente del tormentato stato d'animo dell'artista nei suoi ultimissimi giorni.