Biografia
Home - Opere d'arte - Influenze - Stile artistico - Mostre e Musei
Vincent Van Gogh è stato un pittore tanto geniale quanto incompreso in vita, diventato famoso solo dopo la sua morte, avvenuta in circostanze misteriose nel 1890. Nonostante abbia iniziato a dipingere tardi, all'età di 27 anni, ha lasciato oltre 900 dipinti e 1000 disegni, ma anche schizzi e appunti. La sua vita breve, intensa e tormentata, assomiglia a un pellegrinaggio verso una mèta, ambita quanto sconosciuta. Egli stesso scrive: «Noi siamo dei pellegrini, la nostra vita è un lungo cammino, un viaggio dalla terra al cielo», un viaggio difficile, tortuoso, sempre in salita, che non ammette soste, eppure lieto, animato da un ardore interno che conduce verso una luce forte, sicura, un faro nell’oscurità.
Nasce nel paesino di Groot Zundert nel 1853, alla città dell’Aja, dove inizia a lavorare come mercante d’arte. In seguito si trasferisce a Londra, dove vive per quasi due anni a partire dal 1873. E ancora ad Amsterdam, dove seguendo la sua vocazione religiosa inizia a studiare teologia, tra i poveri minatori del Borinage, a Bruxelles dove finalmente inizia a studiare disegno. Ad Anversa dove per un breve periodo frequenta l’Accademia.
Nel 1886 si tarsferisce a Parigi da suo fratello Theo. Parigi rappresenta per Vincent un punto di svolta, è la scelta di dedicarsi esclusivamente alla pittura, è l’incontro con Monet, Degas, Renoir e Toulouse-Lautrec, è la scoperta dell’impressionismo, è la rivelazione del colore. La sua pittura, fino a quel momento fedele alla tradizione olandese, densa di chiaroscuri e tonalità profonde letteralmente, esplode in un caleidoscopio di frammenti colorati intensi e luminosi.
È però anche il luogo del caos, della sregolatezza, del confronto e della dura legge del mercato che non lo comprende e lo respinge, il luogo delle tante delusioni d’amore, dove la sua sensibilità e la sua autostima vengono costantemente messe sotto pressione.
Il suo pellegrinaggio si sposta dunque verso sud, alla ricerca di pace, solitudine e calore. «Ho intenzione, appena posso, di andarmene nel sud, dove c’è ancor più colore e ancor più sole», scrive a sua sorella alla fine del 1887. Ad Arles Vincent ci arriva in realtà in inverno, nel febbraio del 1888 e, anche se si dispiegano davanti ai suoi occhi paesaggi innevati, è fiducioso e pieno di speranza.
Vive nella celebre casa gialla, vicino alla stazione di Arles, dove Vincent arreda (e poi immortala in un quadro) la sua camera da letto fatta di colore, da cui ritrae l’incantevole Notte stellata sul Rodano, e dove per pochi mesi vive felice con il suo amico Paul Gauguin. La felicità dura poco: i due pittori, così diversi per temperamento e visione artistica, entrano presto in conflitto e Vincent resta profondamente ferito nel comprendere che per Paul la casa gialla è solo una tappa del suo cammino e non la meta definitiva come lui spera. La ferita dell’anima si trasforma in un gesto autolesionista: Vincent si taglia un orecchio, quasi per punirsi per come ha trattato l’amico.
Guarito in fretta Van Gogh si rituffa con furore nel lavoro, sua unica consolazione. Le crisi depressive però si fanno vive sempre più di frequente e la gente di Arles lo vede ormai come un pazzo. Di sua iniziativa sceglie di farsi ricoverare nell’ospedale psichiatrico di Saint-Rémy. È il mese di aprile del 1889.
Vincent resta a Saint-Rémy per più di un anno e per lui è un periodo di serenità. Disegna, dipinge, continua la fitta corrispondenza con il fratello, si sente protetto e al sicuro.
Van Gogh esegue la famosa tela della Notte Stellata nell’estate del 1889, alcuni ritengono tra giugno e luglio considerando l’allineamento delle stelle e le fasi lunari.
A differenza di quanto avviene per le altre opere, il pittore non fa in questo caso un accurato resoconto nelle sue lettere ma ne accenna solo di sfuggita.
La salute e l’equilibrio che Vincent Van Gogh sembra ritrovare a Sant-Remy lo spingono a trasferirsi nuovamente. L’ultima tappa del suo viaggio è Auvers-sur-Oise, vicino Parigi, dove trova una nuova casa e un nuovo amico, il dottor Gachet, e ancora paesaggi, prati, campi. Fino all’ultimo, nel mese di luglio del 1890, quando, dopo aver dipinto un campo di grano attraversato da tre sentieri e un cielo agitato con un volo di corvi mette fine alla sua vita con un colpo di pistola.