UNICEF
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Nel 1988, dopo aver concluso le riprese del suo ultimo film, Hepburn fu nominata ambasciatrice speciale e importante dell'UNICEF: da quel momento fino alla sua morte Hepburn si dedicò zelantemente all'aiuto dei bambini dei Paesi poveri. I suoi viaggi intorno al mondo furono facilitati anche dalla sua conoscenza delle lingue (oltre a inglese e olandese, parlava fluentemente il francese, il tedesco, l'italiano, lo spagnolo).
La sua prima missione in questo ruolo fu in Etiopia nel 1988: visitò l'orfanotrofio di Macallè e fece in modo che l'UNICEF inviasse cibo ai 500 bambini che vi erano ospitati. Del suo primo viaggio la Hepburn disse:
«Mi si è spezzato il cuore. Non posso sopportare l'idea che due milioni di persone stiano morendo di fame. […] Il termine "Terzo Mondo" non mi piace perché siamo tutti parte di un mondo solo. Voglio che la gente sappia che la maggior parte degli esseri umani sta soffrendo»
(da L'Ange des enfants)
Negli anni a seguire, Hepburn visitò molti altri Paesi, come la Turchia e diversi stati dell'America del Sud e del Centro America.
Nel 1989, si recò con Robert Wolders in missione in Sudan. A causa della guerra civile era difficile far arrivare cibo e acqua alla popolazione. La missione aveva come scopo quello di far giungere rifornimenti su un treno che arrivasse alla parte meridionale del paese. Sempre in compagnia di Wolders, quello stesso anno si recò in Bangladesh, mentre l'anno successivo la sua missione la portò in Vietnam, nel tentativo di collaborare con il governo su programmi di immunizzazione e di pulizia dell'acqua.
Nel settembre 1992, quattro mesi prima della sua morte, Audrey arrivò in Somalia. Definì quel suo viaggio «apocalittico», affermando che di tutte le situazioni difficili viste durante i suoi viaggi, quella della Somalia era infinitamente peggiore.
«Ci sono tombe ovunque. Lungo la strada, sulle rive dei fiumi, vicino a ogni campo… ci sono tombe ovunque.»
(da L'Ange des enfants)
Nel 1992 il presidente degli Stati Uniti d'America, George H. W. Bush la premiò con uno dei più importanti riconoscimenti attribuibili a un civile statunitense, la medaglia presidenziale della libertà (Presidential Medal of Freedom), a riconoscimento del suo impegno con l'UNICEF e, poco dopo la sua morte, l'Academy of Motion Picture Arts and Sciencs la premiò con il Premio umanitario Jean Hersholt per il suo contributo all'umanità, premio ritirato da suo figlio Sean Hepburn Ferrer.
Del suo lavoro per l'UNICEF il figlio Sean, durante un'intervista, disse: «Dopo una vita vissuta in parte come una tortura e una lotta per riuscire ad avere una carriera indipendente e l'autonomia finanziaria per sé e la sua famiglia, senza capire mai fino in fondo quello che la gente vedeva in lei - quello che era il suo fascino - ha trovato nella missione per l'UNICEF il modo di ringraziare il suo pubblico e "chiudere il cerchio" della sua esistenza così breve».
Nel 2011 i figli Sean e Luca promossero inItalia il club di donatori UNICEF Amici di Audrey che sostiene in particolare il progetto per la lotta alla malnutrizione in Ciad.