Metodi di rappresentazione del colore

 

A partire dagli ’30 dello scorso secolo sono stati sviluppati dei modelli di colore, ossia modelli matematici astratti che permettessero di rappresentare i colori in forma numerica, tipicamente utilizzando tre o quattro valori o componenti cromatiche. I vari modelli di colore fanno riferimento al cosiddetto spazio dei colori: il più comune di questi lo possiamo immaginare come un cubo allineato agli assi cartesiani di uno spazio tridimensionale, all’interno del quale sono contenute tutte le possibili sfumature di colore. Con questa rappresentazione ogni tonalità possibile ha una sua posizione univoca, identificabile dalle tre coordinate spaziali, cioè dai valori che il punto considerato assume sull’asse delle X, delle Y e delle Z.

Il modello RGB: “i colori nel mondo digitale”

Questo modello di colori è di tipo additivo e si basa su tre colori primari: il rosso, il verde e il blu, da cui appunto l’acronimo inglese RGB (Red-Green-Blue). Un’immagine può infatti essere scomposta, attraverso filtri o altre tecniche, in questi tre colori base che opportunamente miscelati tra loro danno (quasi) tutto lo spettro dei colori visibili. L’RGB è un modello additivo: unendo i tre colori primari alla loro intensità massima si ottiene il bianco, poiché tutta la luce viene riflessa. Di conseguenza il modello RGB viene utilizzato qualora le immagini non debbano essere stampate ma visualizzate unicamente su un monitor, una TV, uno smartphone o qualsiasi altra sorgente luminosa per la quale valga il modello additivo della luce. Se disponiamo su ciascuno dei tre assi cartesiani intensità crescenti di rosso, verde e blu, otterremo lo spazio dei colori accennato prima, ossia quel cubo immaginario che racchiude al suo interno tutte le possibili sfumature cromatiche. È ovvio dedurre che nel punto di origine degli assi (coordinate 0,0,0) tutti e tre i colori avranno intensità pari a zero, cioè l’assenza completa di colore (nero) e, diametralmente opposto, avremo il punto in cui l’intensità di ciascun colore è la massima possibile, dove si originerà al contrario il bianco. In questo modello il valore massimo che ciascuno dei tre primari può assumere è 255.

Il modello CMYK

La stampa in quadricromia è una tecnica che permette di stampare un’immagine a colori: attualmente è il sistema standard per la stampa offset e digitale ed è quindi il più utilizzato al mondo. Questa tecnica di stampa si chiama quadricromia perché si basa sull’utilizzo di quattro colori, i cosiddetti colori CMYK come vedremo tra poco: ciano, magenta, giallo e nero.