Città universitaria di Caracas


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Città universitaria di Caracas (1940-1960).


ucv 2La città universitaria di Caracas è un grande progetto architettonico, urbano e artistico progettato dall'architetto venezuelano Carlos Raúl Villanueva, realizzato nei primi cinque anni degli anni '50, sotto i locali di progettazione della scuola Bauhaus ed è l'apice della modernità in Venezuela. Nell'anno 2000, la Città Universitaria di Caracas ha ricevuto la sua dichiarazione di Patrimonio Culturale Materiale dell'Umanità alla XXIV Sessione Annuale dell'UNESCO, a Parigi, in quanto considerata un capolavoro dell'architettura moderna e dell'urbanistica, e del rapporto tra arti visive e architettura come "Sintesi delle Arti". Il complesso della Ciudad Universitaria de Caracas si trova nella Parroquia San Pedro. Comprende il campus dell'Università Centrale del Venezuela (UCV), una serie di edifici per le facoltà, attorno a vasti giardini verdi e collegati da passerelle coperte.
Questo complesso è formato dall'Hospital Universitario de Caracas – a forma di prua di nave, con affreschi di Mateo Manuare–; l'edificio del Rettorato preceduto dalla Plaza del Reloj, gli edifici di ricerca di Medicina Tropicale; l'area sportiva, che comprende stadi di baseball, calcetto, piscine. E si estende verso l'Orto Botanico, nelle vicinanze dell'autostrada Francisco Fajardo e di Plaza Venezuela. Spicca l'edificio della Biblioteca, caratteristico per la sua facciata murale rossa e nera, e l'imponente vetrata realizzata dall'artista francese Fernand Léger. Da lì è possibile accedere alla Plaza Techada, un grande spazio ricreativo che serve a molteplici usi, dal quale si possono vedere murales e sculture di importanti artisti nazionali e stranieri. La piazza è il preludio del capolavoro che è l'Aula Magna, in cui la complessità del suo design acustico diventa evidente nella bellezza di Las Nubes dell'artista britannico Alexander Cálder.

La proposta urbanistica del campus è stata organizzata sulla base di due tracciati differenziati, uno di unucv 19 ordine simmetrico che contemplava il settore della medicina dall'Ospedale Clinico come tassello fondativo, con applicazioni di arte figurativa sugli edifici della medicina; e un'altra sistemazione in cui Villanueva rompe con lo schema simmetrico iniziale, e introduce edifici unici –per forme e tetti– destinati ad anfiteatri, laboratori, biblioteche e/o stadi sportivi, disposti secondo logiche formali tipiche delle moderne idee urbane. Il campus che ne risulta è un laboratorio di forme in cemento armato, con grandi piani di mosaico italiano in tinta unita o murales di artisti locali e stranieri, che si combinano con innovazioni che spaziano da piazze coperte, marciapiedi coperti, giardini interni, spazi intermedi di passaggio tra esterno e interno, oltre alle recinzioni a blocchi traforati, che consentono fluidità nella lettura dello spazio, degli spazi intermedi e l'integrazione di luce e vegetazione. Il complesso centrale, cuore della Città Universitaria, riassume tutte le qualità dell'architettura rigorosa e sensoriale di Villanueva. Si trova in direzione nord-sud, perpendicolare all'asse dell'ospedale, rompendo tutte le simmetrie precedenti. È formato dall'edificio del Rettorato e dalla sua piazza; la Piazza Coperta, il Paraninfo, la Sala dei Concerti, la Biblioteca e ucv 23l'Aula Magna, che custodisce le nuvole di Calder, che vestono il soffitto della stanza con forme che ricordano dei dischi volanti che fungono da pannelli acustici. Questo cuore, fatto di vari edifici liberamente disposti, con proprie leggi e sistemi strutturali indipendenti, articolati da uno spazio pubblico coperto e fluido, trasforma la piazza coperta in un'esperienza senza precedenti. È un grande museo all'aperto, con sculture di Henri Laurens, Jean Arp e una serie di bimurales di Léger, Vasarely, Navarro, Manaure, tra gli altri, situati in pozzi di luce, che insieme costruiscono una grande sinfonia. Nel vestibolo antistante la Concert Hall, l'architetto apre un foro zenitale esagonale che integra la scultura Positivo-Negativo (Vasarely), nonché un pavimento in ceramica bicolore con la stessa figura. Solo un giorno all'anno la luce lo attraversa e le tracce del soffitto e del pavimento coincidono. Da lì si può vedere l'edificio della Biblioteca Centrale (rosso e nero), il miglior esempio di sintesi, secondo gli esperti.