Biografia

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Vita di Gian Maurizio Fercioni

 

 Nato a Milano nel 1946 e discendente da un’antica famiglia di origini pisane, ha frequentato il Liceo Artistico di Brera e il Corso di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si è diplomato nel 1970.

 Ha debuttato alla Piccola Scala nel 1969 realizzando le scene del balletto Il circo di Elide Bonagiunta su musica di Sergej Prokof’ev; in seguito, sempre per la Piccola Scala, ha firmato scene e costumi per Il re pastore di Mozart (1980) e l’impianto scenico del concerto-spettacolo Variété di Mauricio Kagel (1981).

 Nel 1970 ha avuto inizio la sua collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, in qualità di assistente scenografo. Nel 1973 ha firmato e realizzato le maschere per Toller di Tankred Dorst per la regia di Patrice Chéreau, e dopo questo primo contatto con il gruppo di Chéreau è diventato l’assistente di Richard Peduzzi, che poi seguirà a Spoleto, Lione e Parigi. Ha allestito la sartoria e curato i costumi per tutti gli spettacoli del Laboratorio Teatrale di Prato diretto da Luca Ronconi.

 Nel 1972 con Andrée Ruth Shammah, Franco Parenti e Giovanni Testori ha fondato a Milano il Salone Pierlombardo, per il quale ha poi curato scene e costumi per oltre 40 spettacoli diretti da Shammah e Parenti su testi di Shakespeare, Molière, Pirandello, De Filippo, Pinter e Testori. Nel corso della sua carriera ha realizzato scene e costumi per spettacoli di lirica e prosa nei maggiori teatri europei e in collaborazione con numerosi grandi registi (oltre ai già citati Andrée Ruth Shammah e Franco Parenti), tra i quali Roger Planchon, Werner Düggelin, Antoine Boursellier, Peter Lotschak, Jean-Claude Auvray, Mario Morini, Bepi Morassi, Tobias Richter, Louis Erlo, Roberto Guicciardini, Luca De Filippo, Gabriele Salvatores, Robert Sandoz. Ha svolto la sua attività di scenografo e costumista anche per il cinema, la televisione e la pubblicità. Nel 2004 ha curato i lavori di ristrutturazione del Teatro Franco Parenti di Milano in collaborazione con lo studio De Lucchi.

 Parallelamente, nel 1970 ha aperto a Milano il “Queequeg Tattoo Studio & Museo”, uno dei primi tattoo studio italiani, mettendo anche a disposizione del pubblico la sua collezione storica e antropologica, che comprende strumenti per eseguire tatuaggi moderni e primitivi, tavole originali di disegni per tatuaggi provenienti da varie parti del mondo, stampe d’epoca e fotografie di personaggi tatuati di ogni provenienza.

 Nel 2000 lo studio, divenuto ben presto un importante punto di riferimento in Europa e nel mondo per chi si interessa di tatuaggio, ha ottenuto il patrocinio del Comune di Milano. Ha lavorato a Lione e a Oxford e negli ultimi trent’anni ha partecipato alle principali convention di tatuaggio nel mondo. Esegue tatuaggi sia con le macchinette elettriche sia a mano, con la tecnica tradizionale giapponese che ha imparato, in Giappone, dal grande maestro Horiyoshy III. È Fondatore della T.I.P.A. (Tatuatori Italiani Professionisti Associati), Socio Onorario della T.A.I. (Tatuatori Associati Italiani) e, dal 1978, socio della National Tattoo Association, che raccoglie i più importanti tatuatori di tutto il mondo. Ha pubblicato un libro sul suo maestro, Horiyoshi III. L’arte del tatuaggio giapponese.

 In 50 anni di carriera ha tatuato i rampolli della migliore aristocrazia italiana, come i figli di Amedeo Savoia duca d’Aosta, Bianca e Aimone. Ma anche legionari ed ex detenuti di San Vittore. E il pugile Rocky Mattioli, campione del mondo, il regista da Oscar Gabriele Salvatores.

 

Dal programma di sala La gazza ladra - 12 aprile 2017