Descrizione e stile

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Fornarina_02

Il dipinto raffigura una donna sdraiata, nuda, di spalle, che volge il viso verso lo spettatore: un'odalisca in un harem nell'atto di agitare un ventaglio di piume di pavone. La donna è adagiata languidamente su un letto di stoffa azzurra, ove sono appoggiati una pelliccia bruna, un cuscino, una coperta gialla, un lenzuolo bianco e dei gioielli; all'estrema destra, vi sono invece un bruciaprofumi e una lunga pipa. Se si esclude il suo turbante, l'odalisca ritratta è completamente nuda e voltata di schiena, e descrive con il proprio corpo una flessuosa mezzaluna rosata; viene ripresa nel momento stesso in cui ruota la testa per osservare lo spettatore. La pelle della figura femminile risalta dal fondo scurissimo della stanza, parzialmente coperto da una tenda azzurra ricamata che tuttavia lascia intravedere il muro di fondo e due grandi bauli.

La composizione di questo dipinto è insolita in quanto l'apertura a forma di triangolo lasciata dal braccio sinistro del grande cortigiano sostenuto e la fessura a forma di luna lasciata dal braccio destro sopra il corpo sono rappresentate in modo così perfetto che sarebbe difficile farlo senza una padronanza della composizione dei disegni. Come maestro del neoclassicismo, Engel attribuiva grande importanza allo schizzo e una volta disse: "Le belle figure da schizzo sono piani con curve arrotondate, figure solide e voluminose, ed è importante dare al cerchio una sana bellezza". Tuttavia, gli schizzi in questo dipinto sono meccanici come se fossero disegnati con uno strumento geometrico, estremamente ordinati e regolari. Anche l'uso del colore nel dipinto è superbo, con il blu scuro del drappeggio che si intreccia con il giallo intenso del corpo e il rosso del ventaglio in modo contrastante ma attenuato, conferendo una bellezza quasi fredda, una strana tavolozza di colori raramente utilizzata dai pittori precedenti. 

L'opera segue i principi della pittura neoclassica, quali la precisione "classica" della forma, e quelli del manierismo, come dimostrano le dimensioni volutamente sproporzionate del soggetto: le sue anche sono infatti troppo grandi mentre il collo è estremamente lungo. La lunghezza del suo corpo,(Il corpo è esageratamente allungato, basato sugli schemi manieristi, e raggiunge proporzioni artificiali che negano la forma anatomica in nome della ricerca dell'eccellenza nell'equilibrio e nella bellezza.) dovuta all'aggiunta di tre vertebre, rende la figura più voluttuosa e sensuale. Il pittore fu inoltre ispirato agli ideali di perfezione concepiti da Raffaello Sanzio. Nonostante queste premesse, La grande odalisca segnò il primo avvicinamento del pittore al romanticismo, dal quale riprese il gusto per l'esotico.

Il dipinto cita numerose altre opere: la testa dell'odalisca riprende i soggetti femminili tratti dallo Sposalizio della Vergine e dalla Madonna del Belvedere di Raffaello, mentre la posizione della donna cita il tema della Venere distesa, come Venere di Urbino di Tiziano, dalla quale Ingres riprese il materasso semidisfatto, analogamente a come fece, anni dopo, Manet nella sua Olympia. In particolare la posa di spalle ricorda la Venere Rokeby di Diego Velázquez, con la quale ha in comune anche le deformazioni anatomiche. Sempre da un'opera di Raffaello, La Fornarina, Ingres riprese in controparte il turbante e il gioiello della donna, mentre la presenza di combinazioni di colori freddi, gli arti estesi della donna e la sua testa piccola omaggiano il Parmigianino.