Arte e opere

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ARTE E OPERE DI WARHOL

Il tratto principale delle opere di Andy Warhol, ciò che lo rese famoso, fu la serialità con cui rappresentò oggetti e persone che diventarono le icone del modo di vivere americano. L’artista si pose nei confronti del mondo come una macchina che registra in modo freddo e impersonale la realtà che lo circonda,per esprimere artisticamente tutto questo fu utilizzare la tecnica serigrafica, l’unica che gli permise gli effetti dell’oggettività, poiché non era necessario il “tocco dell’artista”. Usò i sistemi meccanici (la macchina non può mentire) per ritrovare la meccanicità e serialità di tutto il vivere del XX secolo. Le opere dell’artista americano diventarono delle vere icone: Marilyn Monroe a Mao Tse-Tung e tante altre. Per Warhol era importante la tecnica esecutiva più che l’atto della creazione in sé, e la tecnica diventava processo industriale.

Ciò che a Warhol interessò era il modo in la comunicazione si trasformava, e l’artista stesso non prendeva mai una posizione etica: infatti, di cosa pensasse in privato non è dato sapere (venne definito uno degli artisti più ambigui della storia dell'arte). Dipinse, come ebbe a dire in un’intervista, “ciò che si vede ogni giorno” ma anche ciò che la persona o cosa, diventa oggetto di adorazione collettiva. Nelle sue opere Andy ridusse al minimo la partecipazione emotiva.

Campbell’s Soup Cans (1962)

Nel 1962 espose per la prima volta alla Ferus Gallery di Los Angeles le sue Campbell’s soup cans,l’installazione è composta da trentadue quadri identici e delle stesse dimensioni. Lo stile del dipinto è fondamentalmente una sequenza identica di un modulo che viene ripetuto per trentadue volte. L’uso del colore è importante per capire il significato dell’opera: le scatole di Campbell’s soup sono stampate su un fondo bianco che mette in evidenza l’oggetto e lo rende un’icona assoluta della modernità.

Campbell’s Soup Cans

White car Crash 19 Time (1963)

l’immagine sullo sfondo bianco della tela mantiene i pochi e distinti colori industriali della riproduzione fotografica di bassa qualità del quotidiano da cui è ricavata ed è proprio la reiterazione seriale a cambiare il significato espresso dall’immagine originale, facendola diventare un motivo quasi “banale”. Dall’altra parte il tragico contenuto dell’immagine si era già indebolito attraverso la diffusione di massa su tutti i quotidiani: l’immagine sarà presto dimenticata, e sarà sostituita da immagini “pronte alla consumazione”, con la stessa frenetica velocità con cui viene consumata la zuppa inscatolata o una Coca-Cola.

Marilyn Monroe - Shot Orange Marylin (1964)

L’attrice e diva Marylin Monroe costituì uno dei soggetti più noti dei ritratti di Warhol, che dopo la morte della donna e consapevole dell’importanza che ebbe nell’immaginario collettivo, cominciò ad interessarsene. L’artista, partendo da una famosa fotografia della diva, riprodusse una serie di immagini meccanicamente “separate”, come recita il titolo Shot Orange Marylin (1964), ovvero “Marylin separata in arancione”.In realtà non si trattò di un vero ritratto, quanto piuttosto della riproduzione della sua immagine pubblica, quella diffusa dai mass media per compiacere gli ammiratori.

Marilyn Monroe

Jackie III (1966) - Lavender Jackie (1966) e Mao Tse-Tung (1977)

Fedele alla funzione di “registratore”, Warhol trattò con medesima freddezza anche l’immagine di Jacqueline Kennedy, moglie di John Kennedy. L’assassinio del presidente degli Stati Uniti assunse una dimensione simbolica anche attraverso la figura della first lady, Jacqueline, le cui immagini dal momento dell’attentato fecero il giro del mondo. Warhol registrò ancora una volta l’umore della società in cui vive, e trasformò Jackie in una nuova icona. L’artista lavorò in modo particolare su due immagini, l’una precedente all’attentato Jackie III e l’atra successiva Lavender Jackie, in questo modo documentò un prima e un dopo l’evento, il cui dolore non toccò solo alla vedova Kennedy, bensì giunse all’intero paese. L’artista si limitò a scegliere ed a esaltare le immagini che ritenne rilevanti in quanto, indipendentemente dal loro risvolto ideologico o ideale, accompagnarono e quindi influenzarono la vita di tutti. Lo stesso approccio fu riservato per la mitica figura di Mao Tse-Tung. In questo caso l’arista scelse la consuetudinaria immagine del “Grande Timoniere”, quella pubblicata sulla copertina del Libretto Rosso (antologia di citazioni tratte dai suoi scritti e discorsi), e la ripete infinite volte. La singolarità di questa immagine fu che il massimo rappresentate di un impero comunista come quello cinese divenne un’icona diffusa in un paese simbolo del capitalismo come gli Stati Uniti.

           Jackie III  Mao Tse-Tung

Self-portrait (1977)

Warhol costruì la propria icona allo stesso modo in cui avrebbe costruito un ritratto. l’artista americano posa di tre quarti, guarda in macchina con espressione assorta, la mano appoggiata sul mento, l’indice e il medio sulla bocca. A rafforzare il segno enigmatico dell’immagine fu l’uso della tecnica serigrafica che permise all’artista di lasciare metà del volto nell’ombra e di renderlo quasi invisibile. Andy tornò alla pratica dell’autoritratto solo verso la fine degli anni Settanta, periodo in cui apparvero le grafiche in cui il volto dell’artista si raddoppia e si triplica.

Self-portrait

The Shadows (1981)

Nel 1981 quando l’artista realizzò The Shadows, summa di tutto il suo lavoro sull’autorappresentazione. La serie di Polaroid preparatorie dimostra come l’artista fosse attento alla costruzione dell’opera, inoltre il titolo stesso evidenzia il fatto che il centro d’interesse per Warhol sia l’ombra e non il corpo che la crea. La pratica del distacco emotivo e dell’impersonalità rappresentò una parte fondamentale della poetica di Warhol, è altrettanto vero che i soggetti non furono mai scelti casualmente e inducono nello spettatore reazioni diverse. Rappresentano la parte oscura di quella stessa società che produce le merci di consumo e il denaro per acquistarle. Soprattutto, occuparono all’interno dei mezzi di comunicazione di massa lo stesso spazio delle stelle del cinema e della politica e ad esse si sovrappongono, si confondono senza alcuna differenziazione. Il famoso “quarto d’ora di celebrità” può toccare persino all’assassino più ricercato d’America, o allo sfortunato e anonimo protagonista di un incidente stradale.

The Shadow